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23 Lug

Salvador Dalì: un pazzo geniale o un genio totalmente pazzo?

Tra pazzia e genialità il confine è sempre stato estremamente sottile tanto da poter immaginare queste due caratteristiche dell’animo umano più come due strade che raggiungono l’apoteosi nel loro punto di incrocio che non come due rette parallele che non si incontreranno mai.

E se parliamo di incrocio tra eccentricità, anticipazioni, intuito, sregolatezza, eclettismo, ribellione, avanguardia pensando all’arte il primo nome che ci salterà in testa non potrà non essere che quello di Salvador Dalì.

Per farvi capire come la sua personalità fortemente sensibile fosse turbata ed ispirata da ogni soffio di vento vi diremo che sin da bambino l’artista fu molto influenzato dalla convinzione di credersi (per colpa anche dei genitori) la reincarnazione di suo fratello Salvador (come successo a Van Gogh anche lui portava il nome del fratello defunto) morto 9 mesi prima della sua nascita.

Il fuoco vivo dell’arte e l’eruzione di creatività che contraddistinse non solo il lavoro ma la vita stessa dell’artista stride molto con il contesto famigliare in cui Dalì nacque, ossia quello di una famiglia borghese benestante in cui il padre avvocato e notaio impartì ai figli una rigida educazione a volte leggermente mitigata da sua madre, da sempre sostenitrice delle passioni artistiche di Salvador junior.

Lungo e pedante sarebbe ora riportarvi la vita di Dalì che troverete narrata in ogni sito e biografia, così preferiamo virare l’articolo su alcune curiosità che lo riguardano e che vi permetteranno di avvicinarvi ad un palmo di naso alla persona arrivando solo dopo accurata analisi al personaggio.

Inoltre abbiamo visitato per voi la mostra attualmente in corso a Matera fino al 30 Novembre 2020 e non vediamo l’ora di parlarvene e trasmettervi il nostro entusiasmo. “La persistenza degli opposti” è infatti una esposizione da non perdere se amate il genio dell’artista spagnolo o se una volta a Matera vorrete rendere ancora più unica ed indimenticabile il vostro soggiorno in una città che vi resterà nel cuore.

Ma partiamo con le nostre curiosità:

  1. Come già anticipato, Dalì, pur non avendolo mai conosciuto, fu fortemente condizionato dalla morte del fratello maggiore, venuto a mancare l’anno prima della sua nascita per una meningite. I genitori portandolo al cimitero all’età di 5 anni lo convinsero di essere la reincarnazione del fratello, convinzione che Dalì conservò per tutta la vita passando molte ore in preghiera davanti alla tomba di famiglia.
  2. Adorava i cavolfiori. Un giorno, di rientro da Parigi ne caricò sulla sua Roll Royce bianca quasi 500 Kg. Più tardi confesso di non resistere alla “curva logaritmica” dell’ortaggio.
  3. Essendo un tipo abbastanza eccentrico non poteva di certo possedere comuni animali domestici come cani e gatti. In realtà l artista ricevette in  regalo un cucciolo di tigre che portava a spasso al guinzaglio negando che si trattasse di un pericoloso felino ma, piuttosto, sostenendo che si trattasse di un gatto di nome Babou dipinto precedentemente in un suo ritratto artistico.
  4. Checchè se ne pensi Dalì ebbe un unico grande amore nella sua vita: sua moglie Gala. Ad essere sinceri Gala, inizialmente, era legata in matrimonio con un suo amico: lo scrittore francese Paul Eluard che, tuttavia, partecipò pacificamente al matrimonio del pittore nel ruolo di testimone. Gala aveva già un figlio ed era ben 10 anni più grande di Dalì, cosa che non piacque alla famiglia del genio tanto da spingere suo padre a diseredarlo.
  5. Nonostante il pregiudizio, Dalì tra diversi alti e bassi amò sua moglie fino alla morte di lei alla quale sopravvisse per altri 8 anni risentendo, tuttavia, della perdita affettiva. La particolarità della loro storia stava nel fatto che i due non vivevano insieme. Ad un certo punto della storia, infatti, l’artista spagnolo acquistò per la sua amata un castello nel quale lei visse fino alla morta ed ascoltate bene:  lui per andarla a trovare aveva bisogno di ricevere invito scritto da parte della consorte.
  6. Ad un certo punto la sua fama ed il successo delle sue opere cominciarono a diventare scomode. Molti artisti surrealisti lo accusarono di dare origine, ormai, a prodotti esclusivamente commerciali che tradivano lo scopo del movimento stesso. Per questo Dalì fu espulso e soprannominato ” Avida Dollars” , anagramma del suo nome, ossia: avido di dollari.
  7. La grande creatività e l ardente fuoco della fantasia portarono Dalì a confrontarsi con i più vari ambiti artistici: pittura, scultura, teatro, illustrazioni ed anche pubblicità. A lui si deve anche la prima versione del logo dei famosi lecca lecca Chupa Chups.

Potremmo continuare a lungo a scrivervi di lui ma d’altra parte sappiamo anche che non possiamo dilungarci.

A questo punto dovremmo parlarvi anche della sua mostra a Matera ma saremo davvero brevi. Potremmo riassumere il tutto con una esortazione: partecipate e non ve la perdete.

Non ci sono infatti parole per descriverla ed in realtà noi neanche vogliamo trovarle perché è giusto che ognuno varchi la porta di ingresso con cuore ed occhi vergini per poi scrivere le sue sensazioni personali sulla tavolozza della propria anima.

Si tratta, questo possiamo dirlo, di una esposizione unica nel suo genere. Una immersione dell’arte nell’arte in cui il bronzo, lavorato come burro, delle opere scultoree di Dalì anima con i suoi bagliori e chiaroscuri (frutto di un uso impeccabile delle luci), gli ambienti di un antico monastero scavato nella roccia. Il contrasto tra gli antichi dipinti rupestri ed i famosi orologi sciolti simbolo della caducità del tempo è forte, penetrante e comunicativo. Tanti i simboli cult della produzione artistica del maestro: oltre agli orologi adagiati sui rami troverete elefanti con lunghe zampe sottili da cavalletta che sorreggono obelischi, miti greci il cui corpo è costituito da cassetti vuoti che vanno riempiti o ancora lumache, uova , pane tutte figure che mettono in risalto un contrasto caro al maestro ossia quello tra un involucro duro ed una anima molle  laddove l involucro altro non è che il corpo usato come barriera per proteggere la psiche immaginata come vulnerabile e molle.

Nel mezzo della mostra vi troverete di fronte anche al Dalì illustratore scoprendo che il celebre artista spagnolo riservò parte del suo estro anche all’illustrazione della Divina Commedia dantesca ma, davvero, non fateci dire di più perché, credetemi, vi faremmo un gran torto se vi privassimo del fattore sorpresa.

Questa mostra è stata presentata a Parigi, Madrid, Bologna ed in tante altre città prima di giungere a Matera ma se Dalì rappresenta per voi un mito degno di ogni attenzione, vi raccomandiamo assolutamente di ammirare le sue opere scegliendo questa incantevole cornice offerta dal paesaggio antico di una delle città più suggestive o forse surrealiste al mondo.

E che il sogno….sia con voi!

Le foto dell’articolo sono state tratte dalla mostra ” La persistenza degli opposti” a Matera fino al 30 Novembre 2019

La foto copertina è stata realizzata ed è disponibile su Curiositart

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Sara Falciani