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4 Lug

Annusando il cemento ( recensione)

Ho letto per la prima volta questo libro, tutto d’un fiato, avvolta dal silenzio della notte e dalla luce delle stelle ed ho subito pensato di trovarmi di fronte a quei racconti che cambieranno volto ogni volta che incroceranno il nostro cammino, in base non solo all’età ma anche alla sensibilità ed allo stato d’animo di noi lettori.

Il giorno dopo, davanti ad un caffè, ho ripreso la prima pagina concedendomi una nuova lettura, più lenta e ponderata, alla luce del sole e, mentre mi soffermavo su alcuni dialoghi, mi sono resa conto di averlo solo annusato la notte prima. La conclusione alla quale sono giunta è stata fulminea: questo libro va letto e riletto affinchè il sospiro iniziale, dovuto al tema principe del racconto stesso, si trasformi in un respiro profondo di consapevolezza e rinascita.

L’autrice affronta un tema complesso ed articolato come quello della mafia e della lotta alla mafia e lo fa con uno stile tutto suo: originale, ironico, prezioso. Ti trascina con le sue parole in una Palermo unica e molto lontana dalle descrizioni retoriche e documentali alle quali siamo abituati. Il racconto, infatti, è ambientato nel mondo degli animali ed il gioco di metafore e parallelismi rende la narrazione fluida e scorrevole oltre che accessibile a tutte le fasce d’età, soprattutto a quella pre adolescenziale, favorendo un approccio al concetto di mafia delicato ma penetrante.

Gli occhi di ogni lettore si soffermeranno, probabilmente, su un particolare o un personaggio diverso in una danza di pensieri, battute, sorrisi, riflessioni amare e ripensamenti che avranno in comune l’unico e solo messaggio dominante in tutta l’opera: ognuno, anche il più piccolo tra noi, può dare con il suo coraggio ed il suo esempio un grosso contributo nella lotta contro quella che “è una secolare realtà e non una semplice associazione”.

La mafia e la presenza silenziosa ma ramificata del male è presente in ogni pagina: si ritrova nell’egemonia tirannica dei gatti che puntano non solo al dominio del territorio ma al soggiogamento delle menti ma anche nel coraggio gigante dei piccoli topini, nell’atteggiamento a tratti mite e vigliacco dei cani e, al di là della paura e del clima di terrore che attanaglia la città, nella saggezza severa e lungimirante del gufo Falcone le cui piume argentee  sovrastano il grigio scuro del cemento e la vile rassegnazione di chi preferisce abbassare la testa e strisciare piuttosto che volare.

Elisa Sovarino alla sua prima pubblicazione ha avuto il merito ed il talento di scrivere un libro dal tema amaro ma dal retrogusto fortemente delicato, a sottolineare che la reazione più giusta e le grande rivoluzione passa attraverso la riflessione che diventa azione e mai attraverso altra violenza.

La dolcezza decisa della sua penna permette di andare avanti con una lettura che lascia il segno ed arriva in profondità nell’anima ma come una lama che taglia senza ferire. Con la sua scrittura elegante e ricercata l’autrice ricama pagine nelle quali nessuna parola o virgola è lasciata al caso ed ogni frase è impreziosita da minuziosi dettagli e cammei letterali che la rendono un piccolo gioiello di riflessione in un crescendo di intensità descrittiva ed emotiva.

Particolarmente incisive anche le illustrazioni di Andrea Muggiano che con la sua matita ha donato vita e carattere a tutti gli animali protagonisti della storia ai quali è stato affidato l’importante ruolo di aprire ogni capitolo anticipandone visivamente gli aspetti più salienti.

Il finale, tutto da scoprire, ci lascia con il naso all’ insù e lo sguardo rivolto verso il cielo in speranzosa attesa, perché “la notte sa quando è il momento di lasciare il posto alle luci dell’alba”.

Alessandra Cuscianna

 

 

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Sara Falciani