Siete mai stati in Scozia?
E’ una terra meravigliosa ricca di storia e di fierezza, che si caratterizza per le sue vallate che si estendono a perdivista fino al punto in cui la terra bacia il cielo e per i suoi paesaggi suggestivi dominati da tutte le tonalità del verde che sfumando accompagnano il vostro cammino alla scoperta di una natura selvaggia e ribelle che profuma di mistero ed avventura. Ora chiudete gli occhi e ditemi quali sono le prime due cose che vi saltano in mente pensando a questa terra così magica? Cosa dite? Braveheart e Mel Gibson? Ma nooo, acqua!!
Ok, provate ad indovinare di nuovo: cornamuse e kilt, vero?
Riservandoci, magari, di fare un pezzo sulle cornamuse più in là oggi, invece, vogliamo farvi scoprire qualcosa in più sul kilt e parlarvi delle origini di questo capo di abbigliamento che ha sempre destato grande curiosità in tutto il mondo. Di sicuro a più di qualcuno sarà capitato prima o poi di vedere un uomo in gonna ma non una gonna qualsiasi, fate attenzione, ma una gonna rigorosamente in tartan. Certo in Italia non capita tutti i giorni ma potrebbe succedervi, come è capitato a me qualche giorno fa in giro per Roma, di incontrare ad ogni angolo della città uomini in gonnella. All’inizio non ci avevo fatto caso ma poi mi sono resa conto che quel giorno per le strade c’erano più uomini con la gonna che donne ed ho iniziato a chiedermi il perché. Detto fatto: mi è stato raccontato da alcuni amici che il giorno dopo si sarebbe giocata una importante partita di rugby, ebbene si perchè tra un po’ scoprirete che diversi club sportivi hanno il proprio kilt e la propria fantasia tartan.
Noi in realtà stiamo continuando a parlare di una gonna ma per carità non fatelo davanti ad uno scozzese perché lui potrebbe prenderla male e rispondervi bruscamente: “It’s a kilt not a skirt”. Insomma non vi permettete di fare confusione perché il kilt è una cosa seria!
Ma vediamo di capire a questo punto come e quando nasce quello che è diventato addirittura uno dei simboli della nazione scozzese. Quello che molti non sanno è che il il kilt che noi tutti oggi ammiriamo, (spesso più sulle pagine di una rivista che dal vivo), nasce nel VIII secolo. Patria del kilt sono indubbiamente le Highlands, la zona più montuosa della Scozia ed una delle regioni più scenografiche d’Europa.
Il nome originale di questo caratteristico capo di abbigliamento era Fèileadh mòr, o “grande kilt” cosiddetto perché inizialmente ci si trovava di fronte ad un pezzo di stoffa non rifinito, in genere lana per via delle temperature rigide della regione, lungo circa 5 metri tanto da permettere agli scozzesi di avvolgerselo in vita, stringerlo con una cintura e portarlo fin sulla spalla dopo averlo drappeggiato e fissato con una spilla rudimentale chiamata brooch. Il modo di drappeggiare questo pezzo di stoffa grezzo cambiava a seconda delle attività da svolgere e della praticità necessaria. Se pensate a quanti sono 5 metri non vi stupirete nell’apprendere che per indossare il grande kilt bisognava seguire una tecnica particolare, soprattutto per eseguire il drappeggio del tessuto dopo averlo steso per terra ed esservici sdraiati sopra. La cosa che mi ha più stupito e divertito nello stesso tempo è stato scoprire che il grande kilt al termine della giornata di caccia, di pesca o di lavoro veniva utilizzato come calda coperta o “plaid” , termine che in gaelico ha proprio questo significato ossia: “coperta”.
A questo punto vi starete chiedendo come si è passati dalla versione originale a quella che tutti conosciamo detta in gergo Fèileadh Beag, ovvero piccolo kilt. Ebbene il cambiamento è avvenuto indubbiamente per motivi di praticità e comodita. Risale al XIII secolo ed è dovuto ad un magnate inglese di nome Thomas Rawlingstone che per agevolare il lavoro dei suoi operai decise di alleggerire il loro abbigliamento tipico: il grande kilt perse il suo drappeggio e conservò solo la parte inferiore che tuttavia nella nuova versione essendo ormai cucita e rifinita era diventata un capo di vestiario vero e proprio perdendo il suo stile un po’ selvaggio.
La parte superiore non andò, tuttavia, completamente persa ma veniva utilizzata a parte e principalmente in occasione di cerimonie più importanti o feste ufficiali.
In seguito alla sconfitta giacobita di Culloden nel 1746 e la conseguente applicazione del “Disabling act” il kilt ed il tartan vennero banditi ufficialmente dalla Scozia e dalla vita di tutti i giorni per un periodo di circa 50 anni continuando a sopravvivere solamente grazie ai reggimenti delle Highlands i cui soldati, immuni dal “Disabling act”, lo indossavano orgogliosamente quando combattevano nelle fila dell’esercito britannico.
Nel 1782 il Disabling act fu revocato e fu proprio allora che il tessitore William Wilson decise di raccogliere e catalogare gran parte del patrimonio dei Tartan permettendo a questa fantasia così tipica di sopravvivere ed essere ancora protagonista ai giorni nostri. Prende il nome di Tartan il tipico disegno a quadri che caratterizza il kilt e senza il quale il kilt sarebbe una skirt qualsiasi. Non si hanno certezze sull’origine del Tartan ma si presume che le donne delle Higlands lo ottenessero incrociando direttamente lana filata e fibre vegetali mentre per colorare il tessuto si ricorreva a bacche e tinture vegetali ricavate facendo macerare dei fiori insieme all’erba , al muschio ed a piante locali. In questo modo si riuscivano ad ottenere colori vari ognuno dei quali era attribuito ad un clan a scopo identificativo.
Se state pensando che quando si parla di tartan esiste solo quello più tipico a sfondo rosso o al massimo quello a sfondo giallo, verde oscuro o blu, bè, siete molto lontani dalla realtà dei fatti e di sicuro farete fatica a credere che fino ad oggi sono state registrate più di 7000 e ripeto 7000 varietà di tartan presso lo Scottish Tartans World Register (STWR), lo Scottish Tartan Autority (STA), lo Scottish Register of Tartans ed il Clan Tartan Centre di Edimburgo. Ed è sicuramente divertente pensare che qualora voi desideriate un tipo di Tartan solo vostro ad Edimburgo troverete alcune aziende che vi permetteranno di crearne uno assolutamente personale scegliendo lo stile e gli abbinamenti di colore. Come detto sopra esistono diversi tipi di Tartan usati per distinguere i diversi clan , le regioni, le famiglie, i distretti, alcuni gruppi religiosi e persino squadre di football. Anche la famiglia reale ha il proprio Tartan il “Royal Stewart” ma quello che non immaginate è che noi italiani abbiamo il permesso di indossarlo. Pare, infatti, che il principe Carlo Eduardo Stuart dopo la sconfitta di Culloden scappò in Vaticano, dove era cresciuto e dove fu nuovamente accolto una volta abbandonato il suo Paese. Il principe trascorse la sua vita lontano dalla Scozia e finì anche per morire in Vaticano ma prima di spirare come segno di gratitudine verso il Paese che lo aveva protetto, ed in un certo senso “adottato”, concesse agli italiani il privilegio di poter indossare il Royal Stewart Tartan ossia il Tartan reale scozzese.
Tornando ai nostri giorni non possiamo non sottolineare che il Tartan è diventato in breve tempo protagonista indiscusso di tante passerelle, celebrato dagli stilisti più famosi che hanno sempre dato un taglio ed un’interpretazione molto personale ai suoi quadrati. Madrina del “fashion tartan”, la prima ad utilizzarlo nei suoi schizzi ed a fare del Tartan un elemento principe di tutte le sue collezioni, anno dopo anno, è stata senz’altro Vivienne Westwood eclettica e geniale stilista inglese che vestendo il mitico gruppo dei “Sex Pistols” ha legato definitivamente il tartan alla tendenza punk che negli anni 70 ha imperato a Londra dove fiumi di ragazze indossavano kilt a fondo rosso su leggins strappati. Ma il debutto ufficiale sulla passerella di Vivienne Westwood il Tartan lo fa nel 1993/94 con la collezione autunno inverno di Anglomania in occasione della quale Vivienne Westwood utilizza per i suoi coloratissimi oufits un Tartan con fantasia di sua creazione regolarmente registrato presso lo Scottish Register of Tartans con il nome di Westwood Mac Andreas. Linda Evangelista, Kate Moss, Naomi Campbell sfilano giocando con i quadrati scozzesi che aderiscono al loro corpo pieno di curve a volte sbandando un po’ e non mantenendo la “retta via” ma conservando pur sempre intatti tradizione e stile. Seppure i tempi e le tendenze sono cambiati il Tartan resta comunque, fino ai giorni nostri, protagonista indiscusso delle collezioni della celebre stilista inglese, dagli abiti eleganti ed ampi, ai tubini affusolati, alle borse dal taglio irregolari fino ad arrivare ad orologi e guanti, quadro dopo quadro la Westwood ha fatto del tartan una etichetta garante del rispetto della tradizione da una parte e portavoce di fiera ribellione dall’altra ma, d’altro canto, non potrebbe essere diversamente pensando alla Scozia ed al suo temperamento!
Chiudiamo questo articolo con una domanda che vi sarete fatti tutti almeno una volta nella vita ma che ora non avete il coraggio di fare a noi: “Cosa c’è sotto il kilt”? La curiosità maliziosa nasce da una leggenda metropolitana secondo la quale sotto il kilt non ci sarebbe nulla ossia bando alle mutande. In effetti, seppure non sia mai stato ufficialmente provato, è più che possibile che originariamente il kilt fosse indossato “ a nudo” e questo perchè l’esposizione all’aria e all’ossigeno aiutava gli highlanders a difendersi dai batteri e dai miceti che generalmente proliferano in ambienti umidi e poco areati.
Sicuramente se vi capiterà di incontrare uno scozzese non vi chiederemo di metterlo alla prova a meno che precedendovi, e magari dopo qualche birretta, non ci pensi prima lui a “rivelarsi”!! Bè in quel caso voi dovrete solo decidere se “portate i pantaloni o no”…al resto siamo sicure che ci penserà lui…gonna compresa!
Una famosa canzone diceva ” voglio una donna, donna, donna …donna con la gonna” ma chi vi dice che un uomo con la gonna sia da meno?
Noi possiamo solo suggerirvi in quel caso di non fermarvi all’abito ma di conoscere meglio il monaco e poi … buon Tartan a tutti!!
Special thanks to Vivienne Westwood for the use of the pictures.