Oggi vi portiamo con noi tra le stradine di una città magica e senza tempo come Matera (Capitale Europea della Cultura 2019) per farvi conoscere un personaggio, molto particolare, legato alle tradizioni più antiche della Lucania e di questo incantevole luogo.
Conosciuta da tutti con il nome di bambola lucana, stiamo parlando di una “statuetta” la cui origine appartiene al mondo contadino, un mondo genuino, semplice, dignitoso che oramai possiamo solo ricordare, dopo averlo sacrificato all’ effimera illusione di un’era moderna portatrice, nel rapporto con le radici e le tradizioni, di una inarrestabile involuzione culturale.
La vera particolarità, tuttavia, della bambola lucana e ciò che la rende unica nel suo genere, sta nel suo utilizzo originario. La verità sulla sua storia è racchiusa, infatti, nel materiale di produzione della bambola stessa ossia il formaggio fuso ( presumibilmente il caciocavallo).
Si, avete capito bene, stiamo parlando proprio di formaggio.
In genere ( ed ancora oggi è possibile trovarli in qualche latteria lucana) i contadini per la gioia dei bambini lavoravano la scamorza, con le loro mani ruvidamente oneste, fino ad ottenere simpatiche forme di animali, dal cavalluccio, alla stella marina, alla mucca etc.
In alcuni casi più rari, venivano ricavate anche delle bambole, la cui lavorazione era un po’ più complessa.
Il caciocavallo veniva fuso ed inserito in un doppio stampo di legno, generalmente intagliato dai pastori durante i loro lunghi pomeriggi immersi nella natura. Quel che si otteneva era una bambola tridimensionale che rappresentava un goloso gioco per i più piccoli, soprattutto per le piccoline di casa.
I bambini, infatti, si divertivano a mordicchiarla per la gioia dei genitori che in modo leggero e spiritoso riuscivano ad assicurare ai loro pargoli riserve di calcio importantissime durante l’età dello sviluppo oltre ad alleviare i dolori alle gengive tipici del periodo di dentizione.
Un calco della bambola lucana è custodito presso il Museo Ridola di Matera a rappresentare il cuore di quel mondo contadino che ha costruito con sudore, sangue e mani rugose pietra su pietra una città che oggi lascia tutto il mondo senza fiato.
I turisti e gli appassionati dei simboli della tradizione, tuttavia, possono oggi ammirare le bellissime riproduzioni in terracotta della bambola grazie al prezioso lavoro di un artigiano materano, Mario Daddiego, che nella sua bottega nel cuore dei Sassi custodisce gelosamente leggende secolari e tradizioni tramandate da padre in figlio.
Ispirandosi al calco della bambola lucana, Mario Daddiego, animato da una sincera passione per le tradizioni locali e dall’amore più profondo per la sua città, ha compiuto una serie di studi e di approfondimenti sulle origini che lo hanno portato ad una personale rivisitazione della versione originaria ed alla creazion di quella che oggi tutti nella Capitale Europea della Cultura conoscono con il nome di “Pupa”.
Mario Daddiego, è pertanto il papà della Pupa ( nome tutelato da copyright) e questo ci teniamo a sottolinearlo proprio perché molto spesso, la mancanza di un confronto diretto con i protagonisti ha generato confusione e portato alla diffusione di notizie non sempre veritiere.
La Pupa, concepita dall’artigiano materano nonché maestro cartapestaio, altro non è (nella versione attuale) che una statuetta, di terracotta appunto, raffigurante una donna con un vestito dalla gonna ampia. Le riproduzioni in terracotta sono ricavate da stampi antichi e pitturate in modo diverso l’una dall’altra dando ampio risalto soprattutto ai colori vivaci e sgargianti degli abiti.
L’artigiano, infatti, per vestire la sua “Pupa” si è liberamente ispirato al costume della Pacchiana andando, anche in questo caso, a personalizzarlo ed a puntare sull’uso di colori molto più vistosi rispetto a quelli del bianco, nero e rosso tradizionali ( pensate all’immagine della donna che campeggia sull’etichetta dell’Amaro Lucano, per intenderci).
A chi di voi se lo stesse domando risponderemo che la ”Pacchiana” era il nome attribuito alle contadine che avevano l’usanza di vestirsi con una serie di abiti sovrapposti gli uni agli altri senza alcun ordine e , soprattutto, regola stilistica.
La bambola lucana ieri e la Pupa di Mario Daddiego oggi possono essere utilizzate anche per abbellire la tavola durante i giorni di festa o perché no rendere felice qualcuno con un regalo che racchiude in sé i colori ed il calore di una storia da ” c’era una volta”!!
Le foto dell’articolo sono state prese dal sito del Bottegaccio di Mario Daddiego : http://artigianato.matera.it/il-bottegaccio/ ( passate a trovare questo bravissimo artigiano presso la sua bottega per farvi raccontare da lui le storie che ci hanno lasciato i nostri nonni oltre che per ammirare Pupe, Cuccù e bellissime statue di cartapesta).