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10 Feb

Gabriele Tamburini: Art messages in the streets or Street Art ?

Amici di Life,

vi avevamo già parlato della mostra personale di Gabriele Tamburini, artista romano le cui opere spaziano talentuosamente dalla Street art, all’astratto,  ai nudi. Oggi come promesso,  siamo qui per farvi conoscere meglio lui ma soprattutto, attraverso le sue parole,  la sua dimensione creativa.

Per tutti coloro che hanno voglia di trascorrere un fine settimana piacevole ed un po’ diverso ricordiamo che la mostra “StreetPainting ArtDraw” sarà ancora in corso oggi e domani dalle 18 alle 23/24 . La location è “il Laboratorio” in Via del Moro 49 a Roma.

Nel cuore di Trastevere, tra i suoi ciottoli senza tempo, il labirinto magico delle sue stradine ed il profumo di un tempo antico che sa di botteghe e di vecchi artigiani entrare nel Laboratorio vi catapulterà  in un primo momento in uno spazio apparentemente e stridentemente moderno e pieno di colori ma basterà avvicinarsi alle opere per  ritrovare nei loro messaggi un sapore ed un sapere autentico.

Quello che colpisce di questi quadri , infatti,  è proprio il contrasto tra la forza prorompente e le pennellate decise che  animano quei grandi volti ed i messaggi profondi che l’artista ha “nascosto” dentro le sue tele in modo che di fronte a loro ognuno si trovi a dialogare con se stesso e a riflettere su temi importanti ed anche molto attuali. L’arte intesa, dunque, non come semplice piacere distensivo per gli occhi ma come un potente canale di comunicazione e strumento di pensiero.

E’ lo stesso Gabriele Tamburini a dirci che: “Street Art senza messaggi non è Street Art”!

 

gabr

LPP: “A quanti anni hai cominciato a dipingere” ?

G.T: “Non lo so , non ho un ricordo preciso, ricordo solo che a 4 anni non giocavo con le macchinine ma avevo sempre  pennelli e colori in mano”.

LPP: “Qual è stata la tua formazione ed il percorso che hai scelto per arrivare ad essere l’artista di oggi”?

G.T: “Nasco autodidatta ma  l’arte e la possibilità di creare qualcosa di solo tuo mi hanno sempre affascinato. Avrei voluto frequentare il liceo artistico ma poi la vita mi ha portato a fare altre scelte accademiche non spegnendo, tuttavia,  in me la passione. Anzi , è stato il contrario: più la quotidianità mi allontanava dall’arte più io la ricercavo. Il mio primo input sono stati i fumetti, ho frequentato la scuola internazionale di Comics ma ad un certo punto ho sentito che l’esperienza in quel mondo era finita e che dovevo riprendere il mio viaggio di sperimentazione per conoscere nuove tecniche , seguire nuovi impulsi ed inquietudini e dar vita a qualcosa di molto diverso.

LPP: “Qual è il primo momento di creazione e come decidi i soggetti delle tue opere”?

G.T: Parto sempre da una foto che mi piace, è qualcosa di molto istintivo, davvero un colpo di fulmine. I miei occhi e la mia testa vengono attirati da una posa , da uno sguardo o da un ghigno, c’è sempre nella fotografia un particolare magnetico che  mi attira , mi “chiama” e che mi spinge poi a voler fare mia quella figura.

” Quello che più mi affascina è la possibilità di tirar fuori dall’immagine riconoscibile una realtà più profonda ed autentica, un nucleo emotivo , irrazionale e soggettivo che superi il dato tangibile”

LPP: “La prima cosa che pensi di fronte ad una tela bianca all’inizio di una nuova opera”?

G.T: “Penso a come riempirla il prima possibile ma non agisco di impulso, decido l’angolo dal quale partire e procedo suddividendo gli spazi e gli ingombri”

LPP: ” E l’ultima”?

G.T: “Mo dormo”!!! ( E qui scatta un sorriso sincero con gli occhi)

 

Il tempo dell’intervista trascorre veloce perché alla fine capisci che Gabriele non è lì per parlare di lui e della sua persona , non vuole rubare spazio alle sue opere ma al contrario è molto interessato a conoscere i punti di vista dei visitatori, si diverte a dare spiegazioni e raccontare aneddoti ed è molto attento a catturare l’espressioni sui volti dei curiosi che entrano per dare solo una occhiata così come dei critici che non gli risparmiano complimenti ed osservazioni. L’attenzione assoluta con la quale ascolta tutti ti fa capire che l’arte non è mai stato un gioco per lui , è parte della sua vita e se lui potesse forse diventerebbe tutta la sua vita!

Le sue opere sono protagoniste assolute e tali devono rimanere.

gabri

A questo punto facciamo la più banale delle domande:

LPP: Qual è tra le tante l’opera che preferisci e ce n’è una che proprio disprezzi?

G.T: “Non ho n’è un’opera preferita né una che proprio non sopporto. Ogni opera è frutto di un cammino interiore, figlia del suo tempo e della mia vita, degli stati d’animo del periodo in cui l’ho realizzata, frutto di sorrisi o delusioni, leggerezza e rabbia e per questo non posso rinnegarne nessuna perché in questo modo non accetterei una parte di me, di quello che sono stato e di quello che sono oggi attraverso ieri. E poi quando un quadro non mi convince o magari mi stanco di lui e non voglio più averlo dinanzi agli occhi ci passo sopra una colata di gesso bianco e davanti a me ho un nuovo cammino.

gabriele

A questo proposito Gabriele ci svela che almeno 20 quadri hanno cambiato volto e vestito e ci rivela anche un particolare che noi troviamo molto divertente. Ci indica due quadri : ” se prendi in mano quelle due tele noterai che nonostante abbiano la stessa dimensione , una peserà molto di più. Quel personaggio non riusciva a venir fuori come dicevo io ed allora l’ho rifatto 3 volte ma alla fine siamo riusciti ad andare d’accordo”!

Scopriamo durante la nostra chiacchierata che esistono due categorie di artisti: quelli che si affezionano così tanto alle proprie opere da avere difficoltà a distaccarsene come se i quadri fossero parte di sé e quelli che, invece, dopo aver tenuto una tela davanti agli occhi per tanto tempo non vedono l’ora di buttarla fuori casa, di scaraventarla fuori nel mondo per permetterle di volare e di vivere la propria vita dentro le vite e gli spazi di qualcun’ altro.

mostra

Bè, dopo aver conosciuto questo artista romano non abbiamo dubbi. Sentirlo parlare, progettare e gesticolare davanti a quei volti che sembrano ascoltare con attenzione le parole di chi ha dato loro la prima pennellata di vita ci fa capire subito che Gabriele non vede l’ora di liberare le sue creature per fare spazio a nuovi personaggi, per imprigionare altri sguardi, per sfogliare nuove vite e soprattutto lanciare nuovi messaggi.

Il tempo passa e le stelle che illuminano Trastevere ci ricordano che è ora anche per noi di tornare a casa, non prima di avergli fatto le ultime due domande:

LPP: “Hai già in testa il prossimo quadro”?

G.T: ”  Si, già da un po’ ma finora non sono riuscito a trovare il modo più giusto per realizzarlo e per questo lo terrò un altro po’ con me tra i miei pensieri.

LPP: “Dai lo sappiamo che sono le tue opere a dover parlare ma è bello anche entrare nell’anima di chi le ha realizzate. Se dovessi pensare a questa mostra ed alla tua arte in genere quale canzone partirebbe subito in radio?

G.T: “Where is my mind” dei Pixies.

Bè dovremmo rispondergli: ” forse la tua testa è a terra ed i tuoi piedi sono in aria?” ma sarebbe inutile, Gabriele ci ha già salutato, lo scooter è ripartito e con lui  la sua testa pesante e leggera al tempo stesso che sa di colore, di luci ed ombre, di messaggi e silenzio, di arte e tanta, tanta strada davanti a sé tutta da dipingere!!

Per coloro che sono interessati a conoscere meglio le sue opere consigliamo questa pagina: https://www.premioceleste.it/vagabro

 

 

 

 

 

 

 

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Sara Falciani