“Via col Vento”, un romanzo senza tempo che oggi compie 80 anni. Il 30 giugno 1936 esce per la prima volta il libro intitolato “Gone with the wind” di Margaret Mitchell. Fu il suo unico libro, tre anni dopo uscì l’omonimo colossal cinematografico di Victor Fleming.
Fu un caso editoriale senza precedenti: quasi 180.000 copie vendute in quattro settimane, un milione in sei mesi, ancora in testa alle classifiche dopo due anni.
Via col vento, è stato tradotto in 37 lingue, ottenendo anche un grande successo internazionale con continue ristampe che proseguono ancora oggi. Oggi ha complessivamente raggiunto la quota di 30 milioni di copie, che lo rendono uno dei romanzi più venduti di tutti i tempi.
Fatto questa doverosa premessa andiamo a scoprire la psicologia della principale figura femminile di questo romanzo Rossella O’Hara.
Psicologia femminile: la “sindrome da Rossella O’Hara”
Scarlett O’Hara (il suo nome in lingua originale) è uno dei personaggi femminili più controversi della storia della letteratura e del cinema, interpretata nel film da una strepitosa Vivien Leigh, una delle donne più belle della storia del cinema.
Cercare di descrivere il suo carattere in poche parole è una missione impossibile: troppe le sfaccettature e le controversie del suo caratterino tutto pepe. Una donna che si ama e si odia, che si stima per alcuni aspetti e si detesta per altri, in lei ci si incarna e allo stesso tempo si fugge, è il tangibile esempio di come si possono commettere un milione di errori nella vita, e soprattutto in amore. Rossella è l’emblema della donna che vuole a tutti i costi l’unico uomo che non può avere. Questa ostinazione, impedisce a Rossella di lasciarsi andare all’amore per il fantastico, mitico, attraente, affascinante, misterioso, passionale, un po’ rude, che non guasta, e chi più ne ha più ne metta Rhett Butler, che appena incontra Rossella capisce che loro due sono fatti per stare insieme e s’innamora perdutamente di lei.
Credo che ogni donna che ha visto il film rispetto alla scena in cui Rossella cerca di divincolarsi dalle forti braccia di Rhett mentre lui la bacia abbia pensato: “Cretina! Ma quando ti ricapita uno così?” oppure “Lo conoscessi io un uomo del genere sicuramente saprei come renderlo felice”. Ma intanto lei cosa ha fatto? Ha passato la vita ad inseguire un uomo sposato, Ashley, convinta che lui l’amasse, fiduciosa di poter coronare il suo sogno d’amore, per poi rendersi conto di non essere mai stata ricambiata, e in fondo di non averlo mai amato davvero. Solo giunta a questa conclusione capirà che chi le è sempre stato vicino, chi l’ha veramente amata è Rhett Butler (nel film l’affascinante Clarke Gable), che tuttavia è stanco di lei e dei suoi capricci, e la sta giusto giusto per lasciare con un indimenticabile e passato alla storia: ‘Francamente me ne infischio’.
E’ un’egoista come poche, a tratti addirittura crudele, e questo la rende un’eroina assolutamente atipica, investita di una quantità di difetti difficili da digerire. Ma c’è l’altro lato della medaglia, che, diciamoci la verità, ci consente di ‘perdonarle’ la gigantesca stronzaggine che la caratterizza: è una donna fortissima, indipendente, che non ha paura di niente e nessuno, che non abbassa mai la testa, non ha peli sulla lingua. Non le interessano i giudizi degli altri, e guarda sempre avanti (‘domani è un altro giorno’) con la consapevolezza di chi, in un modo o nell’altro, ce la farà.
Lungi dalla perfezione, lei è una ribelle, anche quando prende decisioni che non ci piacciono: Rossella O’Hara è l’antitesi dell’eroina del filone romantico, colei che sbaglia, sbaglia,continua imperterrita a sbagliare, fino non avere mai il suo lieto fine.
Spesso noi donne, per quanto siamo lì a criticarla ci comportiamo allo stesso modo rincorrendo l’insipido Ashley di turno, e lasciando a piedi colui che darebbe qualsiasi cosa per noi, il Rhett Butler che ci sta accanto da una vita, non rendendoci conto della realtà, dicendo addio al nostro lieto fine.
Quante volte vi siete trovati nella situazione di pensare di desiderare ardentemente una cosa, lasciandovi sfuggire quello che intanto succedeva nelle vostre vite?
Quante volte ci troviamo a voler vedere qualità in qualcuno a noi vicino, soltanto perchè abbiamo il disperato bisogno di credere che questo qualcuno sarà in grado di darci quello che vogliamo?