Il blue jeans è sinonimo di look casual , un indumento da indossare tutti i giorni e con infiniti abbinamenti. Nell’arco della nostra vita ne abbiamo indossati di stretti, scoloriti, dal lavaggio più chiaro a quello più scuro, lisci o delavé, a campana o molti larghi e confortevoli, comfort fit, push-up insomma un pò di tutti i tipi; a volte sono persino diventati il nostro incubo e una sfida personale quante volte avete detto “devo rientrare dentro a quesi jeans!”.
Ma come è nato questo “must have” nel nostro guardaroba?
L’invenzione dei blue-jeans si pensa sempre appartenga agli USA , ma non è così, bisogna immaginarsi nella Genova mercantile del XVI secolo. Il termine “Blue Jeans” infatti, deriva da “bleu de Gênes”, e indicava un tipo di tessuto molto resistente dal colore blu, chiamato “tela blue” che veniva utilizzato per confezionare sacchi per vele e per coprire merci sulle navi mercantili. Questo tessuto non-tessuto è noto come fustagno, la sua produzione la si deve alla città di Nîmes, che oltre a tinteggiare il tessuto con l’indaco (proveniente dalle “Indie”) – a differenza di Chieri che usava il Guado (“oro blu” coltivato in Piemonte) – confezionava già calzoni da lavoro indossati dai marinai genovesi.
La storia racconta come Garibaldi, marinaio nella battaglia di Marsala, indossasse proprio un paio di jeans. Oggi questi sono conservati a Roma presso il Museo centrale del Risorgimento all’interno del Vittoriano.
Nel secolo XIX, è grazie ai legami molto stretti tra le due città portuali, che la “tela blue” tanto apprezzata dai mercanti inglesi e americani, espatria nell’America dei cercatori d’oro e diventa l’indumento da lavoro primario.
Alla fine dell’ottocento, in America, il tessuto “Jeans” diventa sinonimo di pantalone a 5 tasche, e il “Denim” da “de Nîmes” il tessuto del pantalone. Il grande “marchio storico” che diede origine alla grande industria del Jeans fu Levi Strauss.
Nel 1853 infatti arriva il boom , quando, in seguito alla scoperta dell’oro in California, Levi Strauss apre a San Francisco un negozio per vendere oggetti e indumenti utili ai cercatori d’oro.
Quando sbarcò a San Francisco Levi Strauss, nel baule aveva solo qualche ruvido tessuto per i tendoni dei carri. Fu la sua fortuna: lo tagliò e ne ricavò un bel paio di pantaloni resistenti, che fecero la gioia di un minatore della zona, stufo di indossar vestiti che si rompevano di continuo. Erano quelli i primi Levi’s della storia.
Il primo passo fu quello di scegliere un tessuto più comodo, diverso da quello dei tendoni inizialmente usato, troppo ruvido sulla pelle.
La scelta cadde sul un tessuto della città di Nimes, in Francia, abbreviato in America come denim, dal caratteristico aspetto blu della tinta usata per colorarlo.
A lui si unì uno dei suoi clienti, il sarto Jacob Davis.
Nella sua sartoria di Reno, nel Nevada, nel 1871 Davis aveva trovato un modo per fissare una volta per tutte le tasche ai pantaloni senza che – una volta cariche di attrezzi, pepite e cianfrusaglie varie – cedessero lasciando cadere tutto in terra. Davis era riuscito a rinforzare i pantaloni dei lavoratori applicando nei punti più delicati dei rivetti di rame. Ma pur desideroso di sfruttare commercialmente la sua invenzione, e di rivendicarne la paternità, non aveva abbastanza soldi da far domanda di brevetto, per cui pensò di chiedere aiuto a quel rivenditore di San Francisco e nel 1872 scrisse a Strauss. Affare fatto: il 20 maggio 1873, dall’US Patent and Trademark Office (ufficio brevetti americano). arrivò, a nome di entrambi, il brevetto. Nacque così il primo jeans denim waist overalls, come veniva chiamato.
Le caratteristiche base del jeans moderno c’erano già tutte (bottoni, impunture, rivetti).
Solo dal 1890, anno di decaduta del brevetto, altre aziende poterono iniziare a fabbricare questi pantaloni: nel 1900 arrivano la Lee e la Wrangler (Blue Bell).
Dal 1920 fino ai giorni nostri, il Blue Jeans è stato l’emblema dell’abbigliamento western (1920), del tempo libero (1930).
Nel 1955 esce Gioventù Bruciata. Gli indumenti di James Dean (maglietta bianca e blue jeans) diventano un’icona dell’immaginario giovanile. Il cinema americano traina il boom del casual e i jeans cominciano a entrare nelle case dei giovani insieme ai primi idoli del cinema e del rock’n’roll.
Nel 1960/1970 diventa il simbolo della contestazione del sistema americano e divisa per gli aderenti ai movimenti per i diritti civili. Il jeans diventa l’indumento della ribellione giovanile, dell’insubordinazione urbana, manifesto della voglia dei giovani di prendere le distanze dalla monotonia e dall’ipocrisia del mondo adulto. Non a caso, il ’68 e le rivolte giovanili scelgono il pantalone azzurro quale uniforme.
Dagli anni ’70 i brand più famosi si “impadroniscono” di questo indumento, introducendolo nel loro pret-à-porter ed il famoso pantalone entra negli armadi dei giovani di tutto il mondo.
Il jeans diventa un indumento elegante, che anche un uomo o donna di successo può indossare.
Odio le cravatte specialmente se portate con i jeans. Così porto solo jeans, per esorcizzare la cravatta. Niki Lauda